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Cassazione: nuova sentenza sull’intrusione abusiva in un sistema informatico

Dopo la sentenza delle Sezioni Unite (n. 4694/12 del 27 ottobre 2011) che ha fatto chiarezza al contrasto giurisprudenziale degli anni passati in materia di intrusione abusiva in un sistema informatico o telematico di cui all’art. 615 ter c. p. la Cassazione affronta nuovamente la questione.

Questa volta, ad interessare la Corte è stata una vicenda verificatasi presso l’Agenzia delle Entrate e, più nello specifico, gli accessi abusivi al sistema informatico per il rilascio di codici fiscali fittizi, false certificazioni e truffe perpetrate dal responsabile di una agenzia di pratiche fiscali in concorso con altri.

Per gli imputati del reato di cui sopra, si è reso necessario ricorrere alla Suprema Corte dopo che il Tribunale del Riesame di Roma, con Ordinanza, ha applicato la misura degli arresti domiciliari in quanto, il reato si configura anche quando l’agente, pur titolare di una password di servizio, si introduce per finalità estranee alle ragioni di istituto ed agli scopi sottostanti la protezione dell’archivio informatico.

La Corte, analizzando il caso e richiamando la recente sentenza delle Sezioni Unite, ha sottolineando che il dissenso del dominus loci non deve essere desunto dalle finalità che animano la condotta dell’agente bensì dalla oggettiva violazione delle prescrizioni del titolare in ordine all’uso del sistema.

In buona sostanza la Corte dice che i due indagati erano abilitati al rilascio di codici fiscali e, pertanto, è necessario verificare se vi sia stata da parte loro la violazione delle prescrizioni relative all’accesso ed al trattenimento nel sistema informatico contenute nelle disposizioni organizzative impartite dal titolare.

Con questa nuova sentenza (n. 15054 depositata il 18 aprile 2012) i Giudici di Piazza Cavour hanno annullato con rinvio l’ordinanza per un nuovo esame al Tribunale di Roma ribadendo il principio per cui “è necessario verificare, indipendentemente dalle finalità, eventualmente illecite, perseguite, se vi sia stata da parte degli indagati la violazione delle prescrizioni relative all’accesso ed al trattenimento nel sistema informatico contenute nelle disposizioni organizzative impartite dal titolare dello stesso.

La Corte ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare con rinvio proprio per consentire di accertare, escludendo le finalità perseguite dagli agenti, il superamento, su un piano oggettivo, dei limiti risultanti dal complesso delle prescrizioni impartite dal titolare del sistema”

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