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Giusto il licenziamento del lavoratore che insulta i superiori tramite mail

La sezione lavoro della Corte di Cassazione ha trattato il caso di un licenziamento dovuto all’invio di una serie di mail ingiuriose da parte del dipendente ai propri superiori. 

Secondo la Cassazione le mail erano state inviate dal lavoratore “lucidamente” per rappresentare in forma scritta il disappunto per l’emarginazione subita.

Nei confronti del lavoratore é scattato il licenziamento in tronco (luglio 2005) che é stato confermato in tutta la fase di merito.

Pr riottenere il posto di lavoro al dipendente “pentito” non restava che la Cassazione ma anche in sede di legittimità la decisione non é cambiata.

Con la sentenza n. 14995 del 2012 la Cassazione ha respinto il ricorso presentato dall’uomo, condannato a sborsare anche tremila euro per le spese processuali, precisando che le espressioni nelle e-mail “sono riconducibili a ingiuria e diffamazione”, tanto più che sono state fatte arrivare a più persone e non solo agli interessati.

Inoltre, ha osservato che “la corte d’appello, dopo avere evidenziato il contenuto offensivo del messaggio e la sua diffusione tra piu’ persone che non erano solo i diretti destinatari, ha spiegato, con motivazione congrua, che erano condivisibili le argomentazioni sul carattere proporzionato della sua sanzione esplusiva, in considerazione delle gravita’ delle espressioni usate che travalicano il diritto di cronaca”.

La Suprema Corte, con questa sentenza si pone in linea con le scelte aziendali di impartire, in determinati casi, la massima punizione ai dipendenti e coglie l’occasione per censurare il comportamento del dipendente che reagisce alle presunte vessazioni dei suoi superiori con l’invio di mail ingiuriose in cui non ha tralasciato di scrivere tutto quello che pensava nei loro confronti.

Una sentenza che si pone in netto contrasto con quanto la stessa Corte ha affermato meno di 3 mesi fa quando in una situazione analoga (per gli insulti) ha ritenuto (con la sentenza n. 10426/2012, emessa nel mese di giugno) ingiusto il licenziamento, precisando che per tali atti non si dovesse infliggere al lavoratore una così dura sanzione che  “ben potevano essere sanzionati con una misura non a carattere espulsivo”.

Di sicuro, ció che ha fatto la differenza e che ha visto sanzionare una “medesima” situazione in maniera diversa é stato sicuramente il fatto che il contenuto delle mail indirizzate all’amministratore delegato, al capo del personale e al suo diretto superiore é stato reso pubblico e il diffondere della notizia a terze persone ha scatenato il licenziamento per giusta causa.

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About Avv. Giuseppe Tripodi (1645 Articles)
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