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Cassazione, è una truffa pagare con un assegno di un conto inesistente

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Cassazione, è una truffa pagare con un assegno di un conto inesistente
Corte di Cassazione Penale – Sentenza n. 3169/2013

Cosa aspettarsi da una donna che fa shopping?

Non è facile rispondere a questa domanda. L’unica risposta azzardabile (ironicamente parlando) potrebbe essere: pensa all’inimmaginabile e vai oltre.

Ecco perchè:

Molti films hanno rappresentato la stretta relazione tra la donna e lo shopping al punto di pensare che sia del tutto normale (per una donna da film) portare il conto in rosso se ci sono i saldi nel negozio più cool della città.

In poche parole, secondo le rappresentazioni cinematografiche, le donne (ma diciamo la verità anche molti uomini) vivono (o vorrebbero vivere) lo shopping in un modo del tutto libero e spensierato, senza badare al prezzo o alle finanze del conto corrente che diminuiscono.

Da tutto ciò deduciamo che quando le donne fanno shopping c’è da aspettarsi di tutto perchè se è vero che il cinema ci ha proposto delle scene incredibili è anche vero che la realtà ha sempre superato la fantasia ecco perchè ipotizzare qualsiasi cosa appare un’impresa ardua.

Anche questa volta la realtà è andata oltre.
Nel caso di specie, il problema di spendere più di quanto è stato depositato bel conto corrente non è stato affatto un problema se non altro perchè il conto a cui doveva attingere il commerciante per scambiare l’assegno (lasciato da una donna in preda allo shopping) era inesistente.

La Suprema Corte quindi ha dovuto affrontare il tema degli acquisti effettuati con assegni di conti correnti inesistenti e, senza troppi giri di parole (non che ce ne fosse comunque bisogno) gli ermellini hanno inquadrato la vicenda oggetto d’analisi dentro la fattispecie del reato di truffa.

Il pagamento effettuato tramite assegno è carta straccia se il conto corrente non esiste è questo quello che ha scoperto il commerciante, truffato in questo modo da una donna, condannata in primo e secondo grado a 8 mesi di reclusione e 400 euro di multa.

Nel terzo grado di giudizio la Cassazione, con la sentenza n. 3169/2013, ha osservato che la donna «non pagò con un assegno tratto su un conto corrente esistente ma privo di fondi, bensì con un titolo relativo ad un conto inesistente» e «in precedenza intestato a una società fallita».

Secondo Piazza Cavour questa situazione ha permesso di contestare «un ulteriore raggiro» nella condotta della donna che «non era, in realtà, nemmeno titolare di un conto corrente bancario».

La donna così facendo ha «contribuito ad ingannare la vittima, inducendola a ritenere esistente la disponibilità di effettive risorse economiche».

In conclusione e stando così le cose, per i giudici della Corte è da escludere, dunque, l’ipotesi di «mera insolvenza fraudolenta» mentre appare del tutto configurabile il «reato di truffa» nel caso in cui avvenga il «rilascio di un assegno, in pagamento della merce acquistata, che si riveli successivamente inesigibile».

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About Avv. Giuseppe Tripodi (1645 Articles)
Ideatore e fondatore di questo blog, iscritto all'Ordine degli Avvocati di Palmi e all'Ilustre Colegio de Abogados de Madrid; Sono appassionato di diritto e di fotografia e il mio motto è ... " il talento non è mai stato d'ostacolo al successo... "
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1 Comment on Cassazione, è una truffa pagare con un assegno di un conto inesistente

  1. Cosa non si farebbe per un paio di scarpe nuove… 🙂

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