Sentenze Cassazione

Cassazione : l’ozio non puó essere risarcito

Cassazione : l’ozio non puó essere risarcito
Corte di Cassazione Terza Sezione Civile – Sentenza n. 21725 / 2012
 
La Suprema Corte ha emesso una sentenza sulla risarcibilità del tempo libero. La decisione non farà certo piacere agli amanti dell’ozio ma per fortuna siamo ben lontani dai tempi degli antichi greci o dall’epoca romana, dove l’ozio era una fase indispensabile della giornata al punto di considerare otium una occupazione votata alla ricerca intellettuale, riservata alle classi dominanti.
 
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Se un tempo il “dolce far niente” era considerato addirittura un “lavoro nobile” proprio perché solo pochi avevano la possibilità di dedicarsi “per scelta” a questa attività (tempo dedicato alle attività fisiche, intellettuali e artistiche), ai nostri giorni una persona che dedica molto tempo all’ozio si definisce un fannullone, un pigro, una persona inattiva.
 
Diciamo che nel passato vi era una vera e propria cultura dell’ozio, che manca nella nostra epoca e, comunque mal si concilierebbe coi ritmi frenetici dei tempi moderni.
 
La terza sezione civile, con la sentenza n. 21725 / 2012, ha rigettando il ricorso proposto da un avvocato milanese che chiedeva di essere risarcito per i danni (per l’importo pari ad 458 mila euro) perché, “in seguito ad una serie di disservizi di cancelleria e degli ufficiali giudiziari“, era stato costretto a lavorare oltre il dovuto e anche durante le domeniche.
 
Per gli ermellini il tempo libero é un diritto che non va risarcito. Secondo i giudici della massima corte, il legale e’ un “libero professionista che ben puo’ scegliere e decidere la quantita’ degli impegni che e’ in grado di gestire in modo ragionevole“. Nel senso, spiega la Suprema Corte, che “puo’ dosare, con adeguata organizzazione professionale ed avvalendosi dell’opera di collaboratori, il giusto equilibrio tra lavoro e tempo libero“.

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