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Cassazione, membri togati del Csm non punibili anche se diffamano un collega

Copia di sentenza-cassazioneCassazione, membri togati del Csm non punibili anche se diffamano un collega

Corte di Cassazione Terza Sezione Civile – Sentenza n.4854/2013

Le opinioni espresse dai togati del CSM “nell’esercizio delle loro funzioni” sono insindacabili, lo ha detto la Corte di Cassazione accogliendo il ricorso del Procuratore aggiunto di Milano (Armando Spataro) che era stato condannato a risarcire un collega che si era sentito diffamato nel corso di una seduta del plenum del CSM tenuta il 17 luglio del 2002 e poi nel successivo intervento spedito sulla maillist “Civilmet”.

Nonostante la simbolica sentenza che condannava Spataro, all’epoca consigliere del CSM, a risarcire con un euro il collega Angelo Di Salvo, la questione è stata sottoposta al vaglio del giudizio della Cassazione che, con la sentenza n. 4854/2013 ha spiegato che Spataro, parlando al plenum, disse che “Di Salvo e’ passato anche da vicende penali; e’ stato condannato in primo grado, anche se poi assolto per gravi reati e ha subito un procedimento disciplinare per questo”.

La Corte d’appello confermava la sentenza simbolica di condanna ma la Cassazione ribalta tutto sostenendo che “la garanzia di non punibilità per i componenti del Csm in relazione alle opinioni espresse nell’esercizio delle loro funzioni e concernenti l’oggetto della discussione copre ogni manifestazione del pensiero in concreto attinente all’oggetto della discussione consiliare e strumentalmente collegata al fine dell’esercizio del voto“.

Secondo gli ermellini questa garanzia “si riferisce anche alle opinioni dei consiglieri espresse nel corso di discussioni non aventi ad oggetto la carriera del magistrato, sempreche’ siffatte manifestazioni di pensiero costituiscano espressione delle funzioni ad essi consegnate per Costituzione, risultando strumentalmente necessarie all’esercizio di queste funzioni e obiettivamente collegate con l’oggetto della discussione”.

In sotanza, la terza sezione civile ha detto che tutto quello che dicono i togati del CSM è giusto se espresso “nell’esercizio delle loro funzioni” e, pertanto, tutta la vicenda è tornata nuovamente al vaglio della Corte d’Appello di Roma.

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