Cassazione: si al controllo mail e conseguente licenziamento per giusta causa.
Nel mondo del lavoro spesso il controllo dei dipendenti da parte del datore di lavoro si scontra col diritto alla riservatezza della propria privacy dei lavoratori.
La Suprema Corte molte volte si è pronunciata riguardo al controllo a distanza, al controllo della navigazione web etc.
Nella maggior parte dei casi, la Corte ha sviluppato una sorta di “compromesso” in quanto da un lato ha tutelato la privacy del lavoratore ma dall’altro ha permesso al datore di lavoro di effettuare alcuni controlli a patto di informarne i dipendenti.
La novità della sentenza odierna, la n.2722/12, consiste nel fatto che se emergono fatti «tali da raccomandare l’avvio di una indagine retrospettiva» il datore di lavoro, al fine di accertare la corretta esecuzione della prestazione, può accedere alle mail (inviate e rivecute) dal dipendente e, addirittura, se l’indagine conferma i sospetti del datore di lavoro, quest’ultimo può licenziare il dipendente per giusta causa.
Il caso esaminato dalla Corte riguardava il comportamento «particolarmente lesivo dell’elemento fiduciario» di un dipendente di Banca che aveva divulgato notizie riservate riguardo ad alcune operazioni finanziarie.
Il controllo effettuato dalla Banca «prescindeva dalla pura e semplice sorveglianza sull’esecuzione della prestazione», me era «diretto ad accertare la perpetrazione di eventuali comportamenti illeciti (poi effettivamente riscontrati)» e «destinato ad accertare un comportamento che poneva in pericolo la stessa immagine dell’istituto presso terzi».
