Sentenze Cassazione

Condannato medico per aver palpeggiato una paziente

Cassazione Penale – Sentenza n. 40143/2012

Violenza sessuale – Condannato medico per aver palpeggiato una paziente

A volte andare dal mendico potrebbe essere rischioso. Non stiamo cercando di introdurre un articolo che analizza l’ennesima diagnosi errata oppure il caso di qualcuno che si è recato dal medico per qualche malore e gli sono state prescritte delle cure sbagliate.

Il caso di cui andremo a parlare si riferisce a tutt’altra cosa. Il rischio corso dal paziente, o meglio dalla paziente visto che la fattispecie concretamente esaminata dalla Corte si riguarda una donna, è quello di esser violentata dal medico.

Pensandoci bene, bisogna seriamente fare attenzione quando ci si reca negli ambulatori medici infatti se in questo caso una donna è stata vittima del clinico poco tempo fa avevamo pubblicato una sentenza che diceva l’opposto, ovvero la dottoressa della guardia medica aveva subito delle avances da parte di un paziente (Leggi l’articolo e il testo della sentenza n. 33518/12).

Un altro caso “strano” successo dentro le mura di un ambulatorio medico qualche anno fa (forse qualcuno lo ricorderà il caso se non altro per l’insolita e involontaria vicenda che si è verificata) riguardava un ginecologo che è stato condannato a risarcire il danno alla paziente perchè, a causa del “pollice tremolante”, ha provocato l’orgasmo di una donna che si era sottoposta alla visita.

La questione che la Corte ha trattato con la sentenza n. 40143/2012 riguarda un palpeggiamento. Il medico fiscale è stato condannato a 20 mesi di carcere per aver palpeggiato la paziente.

La Cassazione, valutati i fatti emersi nel corso delle fasi precedenti, ha confermato la condanna per violenza sessuale nei confronti di un medico fiscale che visitando una lavoratrice in malattia, aveva iniziato a palparla cercando di baciarla.

Per la vicenda appena descritta l’uomo era già stato condannato dalla Corte di Appello di Napoli e, presentato il ricorso innanzi ai giudici di Piazza Cavour per impugnare la decisione dei giudici partenopei, questo veniova respinto affermando che il racconto della paziente è «chiaro e preciso» ed esclude ogni «motivo di rancore» nei confronti dell’imputato «dal momento che in occasione del controllo fiscale, il medico aveva confermato lo stato di malattia e l’inidoneità della donna a riprendere il lavoro, con una prognosi di sette giorni»

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