Sentenze Cassazione

Condannato per maltrattamenti e violenza l’uomo che costringeva le moglie a fare il saluto nazista

Condannato per maltrattamenti e violenza l’uomo che costringeva le moglie a fare il saluto nazista

Corte di Cassazione Prima Sezione Penale – Sentenza n. 35805 / 2012

La Suprema Corte di Cassazione ha convalidato la sentenza emessa dalla Corte d’appello di Milano con cui veniva deciso il pagamento di un risarcimento per un importo di 80 mila euro nei confronti di una donna che, quasi ogni giorno, costretta dal marito, a fare il saluto nazista.

L’uomo rincasando “imponeva il saluto nazista e pretendeva che la donna si mettesse a terra e durante i rapporti contro il volere di lei”.

Un caso molto particolare quello che ha originato la sentenza oggetto del nostro esame e, come poteva immaginarsi, dai fatti di causa sono emersi degli episodi raccapriccianti. La donna infatti era costretta ad un totale stato di prostrazione arrivando anche a rannicchiarsi in un angolino della casa per paura di essere malmenata oltre che violentata.

La prima sezione penale della Corte di Cassazione non ha avuto alcuna esitazione nel confermare la sentenza emessa dai giudici territoriali, che ritenevano il marito responsabile dei maltrattamenti subiti dalla moglie e per la violenza sessuale dato che le donna veniva costretta a subire rapporti contri il proprio volere.

La sentenza n. 35805 / 2012 mette fine alla triste vicenda e alle aggressioni subite dalla donna. Il processo penale a carico dell’uomo è stato proprio la conseguenza di una denuncia fatta dalla moglie dopo un grave episodio di violenza, l’ennesimo, che però ha chiuso la questione una volta per tutte.

Da quanto ha dichiarato la moglie emergeva che il loro rapporto di coppia non era mai stato improntato alla parità “in quanto era il marito che prendeva ogni decisione sia nel campo lavorativo che in quello personale, facendo le scelte che riguardavano la loro vita di coppia, quanto alle frequentazioni sociali, ai luoghi di vacanze, spesso ispirate a logiche affaristiche, cui lui era molto attento”.

La Cassazione, con riferimento al reato di maltrattamento osserva che “non occorrono necessariamente manifestazioni di violenza fisica, potendosi esse concretare anche in condotte vessatorie, prevaricatrici, mortificanti dell’umana dignità che valutate isolatamente, assumono una rilevante offensività con riguardo alla libertà morale della vittima per il loro carattere abituale e la loro ripetitività nel tempo tale da determinare l’instaurarsi di un sistema di vita penoso mortificante teso all’annientamento psicologico della vittima”.

Il discorso appena fatto vale chiaramente anche riguardo al reato di violenza sessuale e sul punto gli ermellini hanno ricordato che il marito “pure se titolare in astratto di un diritto/dovere di prestazione sessuale nei confronti del coniuge, non può di certo costringere la moglie a subire passivamente ogni desiderio e pulsione fisica dello stesso”.

Per questi motivi la corte ha condannato l’imputato anche a risarcire la donna con una provvisionale di 80 mila euro.

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