Maltrattamenti in famiglia. Violenze fisiche e psicologiche
Maltrattamenti in famiglia. Violenze fisiche e psicologiche
Suprema Corte di Cassazione VI Sezione Penale
Sentenza 19 marzo – 13 maggio 2014, n. 19674
Presidente De Roberto – Relatore De Amicis
La quarta sezione penale della Suprema Corte di Cassazione, con la sentenza che di seguito si riporta, in materia di maltrattamenti in famiglia, ha affermato la rilevanza penale per la configurazione del reato in commento, non solo delle “percosse, lesioni, minacce privazioni ed umiliazioni imposte alla vittima ma anche gli atti di disprezzo e di offesa arrecati alla sua dignità che si risolvano nell’inflizione di vere e proprie sofferenze morali (Sez. 6, n. 44700 dei 08/10/2013, dep. 06/11/2013, Rv. 256962)”.
In poche parole, col suddetto principio, già affermato dalla Corte in diversi precedenti, si chiarisce in maniera cristallina che “il reato di maltrattamenti in famiglia è integrato dalla condotta dell’agente che sottopone la moglie ad atti di vessazione reiterata e tali da cagionarle sofferenza, prevaricazione ed umiliazioni, in quanto costituenti fonti di uno stato di disagio continuo ed incompatibile con normali condizioni di esistenza (Sez. 6, n. 55 del 08/11/2002, dep. 08/01/2003, Rv. 223192).“
Articolo 572 Codice Penale
Maltrattamenti in famiglia o verso fanciulli
Chiunque, fuori dei casi indicati nell’articolo precedente, maltrattauna persona della famiglia [540], o un minore degli anni quattordici, o una persona sottoposta alla sua autorità, o a lui affidata per ragione di educazione, istruzione, cura, vigilanza o custodia, o per l’esercizio di una professione o di un’arte, è punito con la reclusione da uno a cinque anni.
Se dal fatto deriva una lesione personale grave [583], si applica la reclusione da quattro a otto anni; se ne deriva una lesione gravissima [583 2], la reclusione da sette a quindici anni; se ne deriva la morte, la reclusione da dodici a venti anni.
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