Sentenze Cassazione

Molestie, discrimine tra reato continuato e reato abituale

Molestie, discrimine tra reato continuato e reato abituale
Suprema Corte di Cassazione I Sezione Penale
Sentenza 29 aprile – 5 giugno 2014, n. 23619
Presidente Cortese – Relatore Zampetti

Con la sentenza che di seguito si riporta, la Cassazione ha trattato alcuni interessanti aspetti relativi al reato di molestie.

In particolare, con riferimento al reato di cui sopra, la Corte si è preoccupata di distinguere tra reato continuato e reato abituale.

Gli ermellini hanno dunque affermato che “il reato di molestie non è necessariamente abituale, potendo essere realizzato anche con una sola azione, di tal che la reiterazione delle azioni di disturbo ben può configurare ipotesi di continuazione (v. Rv. 248982, 247960; ecc.). Peraltro tale impostazione di carattere generale non impedisce di rilevare che, in fatto, la vicenda concreta si sia snodata con caratteristiche tali da rendere la condotta abituale ed integrante il reato solo nella globalità unitaria delle condotte“.

Nella fattispecie – continuano i supremi giudici – ciò si rende evidente considerando che si trattò di tre episodi racchiusi nel breve giro di due mesi. Tanto ritenuto, occorre escludere la ritenuta continuazione. Ciò comporta l’eliminazione della frazione di pena, un mese di arresto, irrogata a tale titolo; in definitiva la pena finale viene ad essere determinata in mesi tre di arresto, fermo il resto”.

Articolo 660 Codice Penale

Molestia o disturbo alle persone

Chiunque, in un luogo pubblico o aperto al pubblico, ovvero col mezzo del telefono, per petulanza o per altro biasimevole motivo, reca a taluno molestia o disturbo è punito con l’arresto fino a sei mesi o con l’ammenda fino a euro 516 [c.p. 659].

Per conoscere le motivazioni della decisione

Leggi il testo della sentenza

Leggi un altro articolo oppure cerca un altro argomento

Se hai trovato questa pagina interessante, condividila!