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Frode alimentare, cibo congelato, ristorante, tentativo

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Frode alimentare, indicare, cibo congelato, ristorante, tentativo
Suprema Corte di Cassazione – Terza Sezione Penale
Sentenza 2 ottobre – 5 novembre 2013 n. 44643
Presidente Mannino – Relatore Lombardi

Con la sentenza che riportiamo, la Cassazione ha trattato il caso di un ristorante che utilizzava in cucina dei prodotti congelati senza indicarli nel menù.
Secondo quanto è stato deciso dai giudici di Piazza Cavour, si configura la frode in commercio e, dunque, sebbene in primo grado il giudice aveva escluso che la semplice detenzione, all’interno di un frigorifero, di merce congelata e la mancata indicazione nella lista delle vivande di detta qualità integrasse la fattispecie degli atti idonei diretti in modo non equivoco alla vendita fraudolenta, la Corte d’Appello affermava che tale condotta integrasse l’ipotesi del tentativo di frode in commercio ciò non condiviso dai giudici della massima corte poichè tale risultato non sarebbe in linea con le recenti decisioni prese sulla materia.

Infatti, i giudici di legittimità hanno stabilito che “anche la mera disponibilità di alimenti surgelati, non indicati come tali nel menu, nelle cucina di un ristorante, configura il tentativo di frode in commercio, indipendentemente dall’inizio di una concreta contrattazione con il singolo avventore” (sez. 3, sentenza n. 6885 del 18/11/2008, Chen, Rv. 242736; sentenze precedenti conformi: n. 10145 del 2002 Rv. 221461, n. 19395 del 2002 Rv. 221958, n. 14806 del 2004 Rv. 227964, n. 24190 del 2005 Rv. 231946, n. 23099 del 2007 Rv. 237067), orientamento dal quale la Suprema Corte, nella sentenza in commento, non ritiene di discostarsi“.

Per gli ermellini, infine, “la questione civilistica della cosiddetta offerta al pubblico, non revocabile se non con le medesime forme, di cui trattano la sentenza impugnata ed il ricorso per contestarne le affermazioni, non appare affatto dirimente, né rilevante, ai fini della configurabilità del tentativo”. Infatti “la questione della revocabilità dell’offerta contenuta nel menu, infatti, può assumere rilevanza solo ai fini della configurabilità della desistenza, atta ad escludere il reato nell’ipotesi in cui il ristoratore, a seguito della richiesta del cliente di una determinata pietanza, rifiuti di consegnare l’aliud pro alio, ma non incide sul perfezionamento della fattispecie del tentativo, che si consuma con la mancata indicazione nel menu della qualità degli alimenti surgelati o congelati“.

Testo della sentenza n. 44643

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